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Fabrizio Corona, uno dei pochi condannati eccellenti che sta in carcere, Tuccia per stupro sta a casa sua

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Nell’ultimo anno uno degli episodi che più ha destato scalpore in Italia è stata la condanna e la fuga di Fabrizio Corona.

L’ex re dei paparazzi con una fiat 500 e 300 euro intasca è arrivato fino in Portogallo, tenendo in scacco per alcuni giorni le forze di polizia di mezza europa.

Sembrava quasi la trama di un film e forse un giorno lui stesso lo interpreterà, ma per ora, lui, il nemico pubblico numero1, è uno dei pochi che il carcere lo sta scontando.

Questo ed altro racconta nel suo libro autobiografico che viene anticipato da un’intervista esclusiva a Vanity Fair in uscita domattina:

«No [non lo rifarei]. Ho perso la fiducia dei magistrati e la mia credibilità. Anche se il mio non è stato un vero tentativo di evasione. Come si può pensare di fuggire a bordo di una 500 con 300 euro in tasca, rinunciando a tutto, mio figlio, il mio ufficio, la mia famiglia?».

Una vita passata sempre con un piede sull’accelleratore, sempre “border-line” ed al centro del gossip e delle invidie. Una vita che, forse, lo avrebbe distrutto:

«Sì. Sono riuscito a fermarmi, ad avere il tempo di riflettere. Non voglio sembrare drammatico, ma se non fossi finito in prigione, sarei potuto morire. Ero ossessionato dal successo, dai soldi. Dovevo avere le donne più belle, il fisico più scolpito, il look più alla moda. Volevo una vita perfetta e avevo il terrore di perdere tutto. E così mi ammazzavo di lavoro, incontri, appuntamenti, palestra. Il chirurgo mi aiutava a fermare il tempo, le sostanze chimiche mi davano una mano a reggere. Mi riempivo di pillole: pillole per allenarmi, per fare l’amore, per dormire».

E’ passato un anno, dei sette da scontare, e Corona dice di essere cambiato:

«Dopo un anno di carcere, mi guardo allo specchio e mi vedo diverso. Ho i capelli lunghi e ricci, la barba curata, ho perso molti denti, sono dimagrito, la mia faccia non ha più quel gonfiore chimico».

Poi un breve passaggio sul sesso che non gli manca, ma sono le emozioni che non riesce più ad avere il vero problema:

«Ne ho fatto così tanto prima del mio arresto che quasi avevo la nausea. Quello che mi mancano solo le emozioni».

Quello che non accetta della sua condanna è poi quella strana coincidenza di aver avuto lo stesso giudice della condanna di Berlusconi (“Lo stesso giudice che mi ha condannato in primo grado a Milano nel processo di Vallettopoli ha condannato a 7 anni Silvio Berlusconi per il caso Ruby”):

«Trovo le sentenze nei confronti di Berlusconi assurde, come le condanne di Lele e di Nicole (rispettivamente, Mora e Minetti, ndr). Lo dico perché quel mondo e le donne che ci ruotavano intorno lo conosco molto bene. Per il resto, con Berlusconi mi accomuna solo una cosa: entrambi abbiamo esagerato con le accuse nei confronti della magistratura. Difendersi è giusto, ma bisogna sempre rispettare i ruoli e le regole. Altrimenti ne paghi le conseguenze: l’ho imparato molto bene».

Insomma Corona non fa più paura e non vuole farne più. Un anno di carcere si fa sentire ed anche la lontanaza dalla sbornia di mondanità gli sta giovando.

E’ comunque strano vedere un uomo condannato a 7 anni per i suoi reati, che li sconta in carcere e poi incontrare Francesco Tuccia, condannato per stupro anche in appello, avere il permesso di lavorare di giorno e vivere tranquillamente in casa propria.

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